Da un recente studio Association of Antibiotics in Infancy With Early Childhood Obesity, condotto da ricercatori del Children’s Hospital of Philadelphia in Pennsylvania e pubblicato su JAMA Pediatrics a novembre 2014, emerge che la ripetuta esposizione agli antibiotici a largo spettro in età da 0 a 23 mesi è associata all’obesità infantile precoce.
Da dati registrati da questo studio emerge che i bambini a cui sono stati somministrati antibiotici a largo spettro nei primi due anni di vita avrebbero mostrato circa l’11% in più di probabilità di essere obesi tra i 2 e 5 anni, rispetto a quelli che non ne hanno assunti.
Questo rischio si allarga agli antibiotici in genere, ma quelli a largo spettro ( come amoxicillina, tetraciclina, streptomicina, moxifloxacina e ciprofloxacina) sono quelli più dannosi, che, oltre a uccidere i batteri resistenti agli antibiotici standard, eliminano anche batteri buoni per il nostro corpo. Infatti alla base di questa correlazione tra antibiotici e obesità infantile precoce c’è lo scompenso della flora batterica. Come spiega uno degli autori dello studio, Charles Bailey, MD, PhD:
“Dopo l’assunzione di antibiotici alcuni dei batteri presenti nel nostro apparato gastrointestinale che sono normalmente più efficienti nel far lavorare il nostro metabolismo nella giusta direzione vengono uccisi, mentre i batteri che fanno lavorare il metabolismo nel modo sbagliato diventano più attivi. Ciò fornisce supporto aggiuntivo all’adozione di linee guida per il trattamento di condizioni comuni in pediatria che enfatizzano la limitazione nell’uso di antibiotici ai casi in cui l’efficacia sia ben dimostrata, preferendo farmaci a spettro limitato in assenza di indicazioni specifiche per una copertura più ampia”.
Il consiglio dell’osteopata, è quello di usare gli antibiotici con coscenza senza abusarne e, dato che questi agiscono sul sintomo e non sulla causa, identificare l’origine della disfunzione per poter ristabilire il giusto equilibrio dell’organismo.
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